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Il messaggio di Elia (prima parte)

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Il messaggio di Elia (prima parte)

Messaggiodi michelangelo il 23 set 2010 20:48

Il messaggio di Elia.
Abbiamo incontrato una donna, io e Nunzio. Ci disse che aveva avute delle visioni e desiderava parlarcene.
Di origine tedesca, ha vissuto gli ultimi anni a Milano, dove ha tenuto uno studio fotografico ed ha avuto le prime visioni.
Un volto dolcissimo e bellissimo, senza ombra di trucco, che l'età, forse quarant’anni, non ha minimamente segnato.
Capelli lunghissimi di un giallo dorato tendente al rossiccio, lisci e sciolti sulle spalle.
Di media statura, né grassa, né magra.
La dolcezza dei lineamenti e l'espressione di una grande serenità, sono le qualità che colpiscono a prima vista.
Conoscendola ci si accorge che queste sono le ultime delle sue doti.
Ha un figlio, Le Ander, di dodici anni, biondo, anche lui con i capelli lunghissimi - lei dice che i capelli non si dovrebbero mai tagliare -.
Il tono della voce calmo, mai imperioso non per questo meno penetrante, con l'accento straniero, è quanto di più suadente si possa sentire.
Si fa ascoltare per ore senza mai stancare, e più parla, più si desidera che parli.
Indubbiamente questa donna ha dei poteri carismatici.
Conosce molte lingue.
Ha trascorso l'infanzia, ci ha detto, in Germania, in Prussia ed in Polonia.
E' stata in Indonesia per tanti anni, in molti stati d'America ed in tutte le capitali europee.
Ha vissuto in Egitto ed in Palestina, in Grecia, in Persia ed in altri paesi.
Ha conosciuto persone importanti, eremiti, saggi e guaritori.
Ci ha raccontato tanti momenti della sua vita, soffermandosi con dovizia di particolari là dove intendeva che facessimo tesoro di certe sue esperienze.
E questo ancora è niente.
La dote della modestia è tale e tanta da non metterci mai in imbarazzo per le sue conoscenze e per la sua profonda cultura.
Ma la sua migliore qualità è la semplicità.
La semplicità del linguaggio.
Gli argomenti più importanti diventano semplici perché espressi con semplicità.
La semplicità nel vestire le conferisce l'eleganza.
La semplicità nei movimenti le dona la grazia.
La semplicità nel sorridere, anche delle sue più tristi disavventure.
La semplicità della sua vita, infine è il mistero più grande, inconciliabile e incomprensibile.
Non è venale.
Non ha letteralmente un soldo.
Per cinque giorni l'abbiamo vista con la stessa gonna, con la stessa camicetta, le stesse scarpe, lo stesso cappottino leggero, sempre fresca e pulita.
Come vivi?
Le chiedevamo, e lei rispondeva col suo disarmante sorriso: "Ho tanti amici".
Ma questo non ci bastava.
Come sei venuta a Siracusa?
Come pagherai l'albergo?
Dici che devi andare a Malta, ma con quali soldi?
Oggi è impossibile vivere onestamente senza soldi.
Tu non lavori, hai un figlio e quindi una grande responsabilità.
Un figlio che deve studiare, che devi creargli un avvenire, che deve vivere con e come i bambini della sua età.
Come fai? Come farai?
Lei ci raccontava un episodio della sua vita e non rispondeva subito, ma mai ci lasciava senza risposta.
In un paesino della Grecia, le vicine di casa che la vedevano nei campi a raccogliere erbe, credettero che fosse costretta a nutrirsi solo di erbe e per mesi le portarono da mangiare.
Per tutto il tempo che rimase in un villaggio della Persia, gli amici le diedero una capra perché potesse allattare il figlio.
E' contraria all'elettricità e rifugge la televisione.
"Voi sapete - ci disse - i disturbi che provoca il bombardamento continuo di atomi di elettricità sul fisico e sulla psiche, specialmente nei bambini.
Come mai, permettete che i vostri figli, già pallidi, stiano ore e ore davanti allo schermo televisivo?
L'ambiente saturo di elettricità in cui vi siete costretti a vivere non favorisce a ridurre le vostre tensioni, i vostri scatti di ira.
Girando per i villaggi dove non è arrivata la luce elettrica, non riuscireste a trovare un solo uomo nervoso.
Togliete il grano alla terra per costruire le fabbriche che vi stanno lentamente avvelenando, e quel poco di frumento che vi rimane, lo spogliate ancora della crusca, per un fattore estetico, per fare il pane bianchissimo.
Eppure tutti sapete i benefici della crusca contro i mali dello stomaco e della carie dentaria.
Voi avete la mania della beneficenza, ma operate male, la confondete con l'elemosina e questa stessa non va alle persone giuste.
In Germania addirittura c'è la mania dell'assistenza.
Sfogliate un elenco telefonico ed alla parola assistenza troverete pagine di istituti assistenziali nelle forme più disparate.
A ogni ente corrisponde un grattacielo stracolmo di uffici, di impiegati in lotta per raggiungere i più alti livelli gerarchici.
Io ho telefonato a un istituto di assistenza per l'infanzia e mi sono stati assicurati un certo numero di pannolini.
Eppure gestiscono miliardi!
La televisione, le fabbriche, gli istituti assistenziali, la difesa della natura e tanti altri argomenti che non sto a riferire, non erano grandi rivelazioni, anzi tutte cose scontate, risapute, ma era la semplicità e la spontaneità di quella donna che ce li faceva vedere in una luce diversa
Un giorno a pranzo da me, Leander il figlio, ci raccontò di un matrimonio cui aveva assistito in un villaggio in Egitto, con tanti particolari del costume e delle tradizioni locali, con arguti accostamenti agli antichi fasti, che un egittologo non avrebbe saputo dir meglio.
Restammo sbalorditi.
Mia figlia Tiziana, tredicenne ancora di più.
Un'altra volta, sempre Le Ander ci descrisse il viaggio che aveva fatto nella terra di Gesù, discorso poi ripreso sotto altri aspetti dalla madre.
Al termine era come se fossimo appena tornati dalla Palestina.
Un mattino volle venire con me in un paese della provincia a prendere delle erbe che mi erano state consigliate per la gastrite.
Dopo pochi minuti sbalordiva l'erborista spiegandogli tante altre proprietà curative che conosceva di ogni singola erba o mistura, indicandogli i vari accoppiamenti, le grammature ed i tempi di cottura.
Parlava spesso di "provvidenza", di "destino", di "segnali" che riceveva.
Espressioni della nostra lingua a cui probabilmente lei dava significati diversi.
Una volta che aveva scritto a una eminente personalità religiosa, si accorse di non avere neppure i soldi per affrancare la lettera.
La posò sui gradini di una chiesa.
Qualcuno l'avrà raccolta e spedita, perché una settimana dopo fu ricevuta, ci disse sorridendo: "se doveva - se era destino, intendiamo noi - parlare con quella persona poteva buttare la lettera anche dalla finestra, perché sarebbe arrivata comunque a destinazione.
Se invece non doveva, nemmeno andando di persona sarebbe stata ricevuta.
Si era recata a Comiso, prima di conoscere noi, a parlare con il sindaco al quale chiese cosa avesse fatto per la pace e perché evitasse l'istallazione dei missili atomici.
A Comiso aveva trovato la casa dei mattoni rossi, legata ad una delle sue visioni.
(continua)
***
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michelangelo
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Re: Il messaggio di Elia (prima parte)

Messaggiodi antoniorandazzo il 25 set 2010 04:53

michelangelo ha scritto:Il messaggio di Elia.
Abbiamo incontrato una donna, io e Nunzio. Ci disse che aveva avute delle visioni e desiderava parlarcene.
Di origine tedesca, ha vissuto gli ultimi anni a Milano, dove ha tenuto uno studio fotografico ed ha avuto le prime visioni.
Un volto dolcissimo e bellissimo, senza ombra di trucco, che l'età, forse quarant’anni, non ha minimamente segnato.
Capelli lunghissimi di un giallo dorato tendente al rossiccio, lisci e sciolti sulle spalle.
Di media statura, né grassa, né magra.
La dolcezza dei lineamenti e l'espressione di una grande serenità, sono le qualità che colpiscono a prima vista.
Conoscendola ci si accorge che queste sono le ultime delle sue doti.
Ha un figlio, Le Ander, di dodici anni, biondo, anche lui con i capelli lunghissimi - lei dice che i capelli non si dovrebbero mai tagliare -.
Il tono della voce calmo, mai imperioso non per questo meno penetrante, con l'accento straniero, è quanto di più suadente si possa sentire.
Si fa ascoltare per ore senza mai stancare, e più parla, più si desidera che parli.
Indubbiamente questa donna ha dei poteri carismatici.
Conosce molte lingue.
Ha trascorso l'infanzia, ci ha detto, in Germania, in Prussia ed in Polonia.
E' stata in Indonesia per tanti anni, in molti stati d'America ed in tutte le capitali europee.
Ha vissuto in Egitto ed in Palestina, in Grecia, in Persia ed in altri paesi.
Ha conosciuto persone importanti, eremiti, saggi e guaritori.
Ci ha raccontato tanti momenti della sua vita, soffermandosi con dovizia di particolari là dove intendeva che facessimo tesoro di certe sue esperienze.
E questo ancora è niente.
La dote della modestia è tale e tanta da non metterci mai in imbarazzo per le sue conoscenze e per la sua profonda cultura.
Ma la sua migliore qualità è la semplicità.
La semplicità del linguaggio.
Gli argomenti più importanti diventano semplici perché espressi con semplicità.
La semplicità nel vestire le conferisce l'eleganza.
La semplicità nei movimenti le dona la grazia.
La semplicità nel sorridere, anche delle sue più tristi disavventure.
La semplicità della sua vita, infine è il mistero più grande, inconciliabile e incomprensibile.
Non è venale.
Non ha letteralmente un soldo.
Per cinque giorni l'abbiamo vista con la stessa gonna, con la stessa camicetta, le stesse scarpe, lo stesso cappottino leggero, sempre fresca e pulita.
Come vivi?
Le chiedevamo, e lei rispondeva col suo disarmante sorriso: "Ho tanti amici".
Ma questo non ci bastava.
Come sei venuta a Siracusa?
Come pagherai l'albergo?
Dici che devi andare a Malta, ma con quali soldi?
Oggi è impossibile vivere onestamente senza soldi.
Tu non lavori, hai un figlio e quindi una grande responsabilità.
Un figlio che deve studiare, che devi creargli un avvenire, che deve vivere con e come i bambini della sua età.
Come fai? Come farai?
Lei ci raccontava un episodio della sua vita e non rispondeva subito, ma mai ci lasciava senza risposta.
In un paesino della Grecia, le vicine di casa che la vedevano nei campi a raccogliere erbe, credettero che fosse costretta a nutrirsi solo di erbe e per mesi le portarono da mangiare.
Per tutto il tempo che rimase in un villaggio della Persia, gli amici le diedero una capra perché potesse allattare il figlio.
E' contraria all'elettricità e rifugge la televisione.
"Voi sapete - ci disse - i disturbi che provoca il bombardamento continuo di atomi di elettricità sul fisico e sulla psiche, specialmente nei bambini.
Come mai, permettete che i vostri figli, già pallidi, stiano ore e ore davanti allo schermo televisivo?
L'ambiente saturo di elettricità in cui vi siete costretti a vivere non favorisce a ridurre le vostre tensioni, i vostri scatti di ira.
Girando per i villaggi dove non è arrivata la luce elettrica, non riuscireste a trovare un solo uomo nervoso.
Togliete il grano alla terra per costruire le fabbriche che vi stanno lentamente avvelenando, e quel poco di frumento che vi rimane, lo spogliate ancora della crusca, per un fattore estetico, per fare il pane bianchissimo.
Eppure tutti sapete i benefici della crusca contro i mali dello stomaco e della carie dentaria.
Voi avete la mania della beneficenza, ma operate male, la confondete con l'elemosina e questa stessa non va alle persone giuste.
In Germania addirittura c'è la mania dell'assistenza.
Sfogliate un elenco telefonico ed alla parola assistenza troverete pagine di istituti assistenziali nelle forme più disparate.
A ogni ente corrisponde un grattacielo stracolmo di uffici, di impiegati in lotta per raggiungere i più alti livelli gerarchici.
Io ho telefonato a un istituto di assistenza per l'infanzia e mi sono stati assicurati un certo numero di pannolini.
Eppure gestiscono miliardi!
La televisione, le fabbriche, gli istituti assistenziali, la difesa della natura e tanti altri argomenti che non sto a riferire, non erano grandi rivelazioni, anzi tutte cose scontate, risapute, ma era la semplicità e la spontaneità di quella donna che ce li faceva vedere in una luce diversa
Un giorno a pranzo da me, Leander il figlio, ci raccontò di un matrimonio cui aveva assistito in un villaggio in Egitto, con tanti particolari del costume e delle tradizioni locali, con arguti accostamenti agli antichi fasti, che un egittologo non avrebbe saputo dir meglio.
Restammo sbalorditi.
Mia figlia Tiziana, tredicenne ancora di più.
Un'altra volta, sempre Le Ander ci descrisse il viaggio che aveva fatto nella terra di Gesù, discorso poi ripreso sotto altri aspetti dalla madre.
Al termine era come se fossimo appena tornati dalla Palestina.
Un mattino volle venire con me in un paese della provincia a prendere delle erbe che mi erano state consigliate per la gastrite.
Dopo pochi minuti sbalordiva l'erborista spiegandogli tante altre proprietà curative che conosceva di ogni singola erba o mistura, indicandogli i vari accoppiamenti, le grammature ed i tempi di cottura.
Parlava spesso di "provvidenza", di "destino", di "segnali" che riceveva.
Espressioni della nostra lingua a cui probabilmente lei dava significati diversi.
Una volta che aveva scritto a una eminente personalità religiosa, si accorse di non avere neppure i soldi per affrancare la lettera.
La posò sui gradini di una chiesa.
Qualcuno l'avrà raccolta e spedita, perché una settimana dopo fu ricevuta, ci disse sorridendo: "se doveva - se era destino, intendiamo noi - parlare con quella persona poteva buttare la lettera anche dalla finestra, perché sarebbe arrivata comunque a destinazione.
Se invece non doveva, nemmeno andando di persona sarebbe stata ricevuta.
Si era recata a Comiso, prima di conoscere noi, a parlare con il sindaco al quale chiese cosa avesse fatto per la pace e perché evitasse l'istallazione dei missili atomici.
A Comiso aveva trovato la casa dei mattoni rossi, legata ad una delle sue visioni.
(continua)
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